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Biodiversità e Agrobiodiversità

Sebbene entrambi questi termini si riferiscano alla diversità della vita sulla terra, biodiversità e agrobiodiversità non sono sinonimi.

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Il termine biodiversità è stato coniato dall’entomologo americano Edward O. Wilson, nel 1988 e rappresenta la varietà della vita sulla Terra, comprendendo quindi la variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono.

L’etimologia deriva infatti dalle parole bios, (dal greco: vita) e diversitas (dal latino: differenza, varietà).

I sistemi ecologici si differenziano in base alla DIVERSITÀ ECOSISTEMICA, ovvero la diversificazione e l’abbondanza degli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi. La biodiversità include inoltre il concetto di varietà e differenza anche in termini di abbondanza, distribuzione e soprattutto di interazione, come quella che si instaura tra queste diverse componenti.

L’Altopiano di Asiago ad esempio presenta una pluralità di ambienti, che includono boschi misti, faggete, prati e pascoli, pozze d’alpeggio e aree di alta montagna, fino alle torbiere di Marcesina, che presentano particolarità botaniche e faunistiche uniche.

Talvolta i processi coevolutivi tra le specie e gli ecosistemi possono dare luogo a quelli che vengono chiamati ENDEMISMI, ossia specie o sottospecie che sono presenti esclusivamente in un dato territorio, caratteristica che rende questi organismi unici e allo stesso tempo particolarmente vulnerabili. È il caso, nell’Altopiano di Asiago, di una sottospecie di salamandra alpina scoperta nel del 1982 e chiamata Salamandra atra aurorae o Salamandra di Aurora, che vive prevalentemente nei boschi e nelle valli a nord e a est della Val d’ Assa.

Dopo decenni di eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, oggi la conservazione della biodiversità rappresenta uno dei principi cardine dello sviluppo sostenibile, un concetto che si estende al di là dalla protezione di singole specie, interessa gli ecosistemi, il loro funzionamento e include i processi coevolutivi tra le entità che li costituiscono.

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L’agrobiodiversità è la variabilità, a livello genetico e specifico, degli organismi viventi da cui dipendono l’alimentazione e l’agricoltura. Include pertanto la variabilità delle piante coltivate e spontanee e degli animali selvatici e allevati, nonché la varietà degli AGROECOSISTEMI nel loro complesso. Questi ultimi, sono ecosistemi in cui hanno luogo produzioni agricole o zootecniche.

La diversità biologica presente sulla Terra ha consentito, attraverso la selezione varietale, di ottenere un’ampia varietà di specie e cultivar, un patrimonio di immenso valore storico, ambientale e culturale. Negli ultimi decenni tuttavia, la tendenza ad orientare la scelta su un numero limitato di varietà di piante e animali ad alto rendimento, ha causato la drastica riduzione della diversità agricola, a favore di monocolture.

Si definiscono RISORSE GENETICHE di interesse alimentare ed agrario quelle specie, cultivar o popolazioni che sono originarie di uno specifico territorio, oppure di origine esterna, purché introdotte da almeno 50 anni in esso ed integrate tradizionalmente nella sua agricoltura e nel suo allevamento.

Le risorse genetiche agrarie sono oggetto di tutela, incluse le varietà locali attualmente scomparse dal territorio, ma conservate presso orti botanici, allevamenti o centri di ricerca.

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Nei primi anni del 2000 l’Italia ha infatti adottato il Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura, ad oggi firmato da più di 140 Paesi, i cui obiettivi sono la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse per l’alimentazione e l’agricoltura e la ripartizione giusta ed equa dei vantaggi derivanti dal loro utilizzo.

La tutela dell’agrobiodiversità nel nostro Paese si realizza, secondo la Legge n. 194 del 1° dicembre 2015 «Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare», attraverso:

La tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare sono perseguite attraverso azioni congiunte di ricerca, conservazione (ex situ, in arboreti, giardini botanici o banche del germoplasma e in situ o in farm, ovvero presso l’ambiente naturale di coltivazione) e salvaguardia del territorio rurale.

 

PERCHÉ È IMPORTANTE?

La biodiversità è alla base dei meccanismi regolatori tra gli organismi viventi e pertanto incide sui processi ecologici e sulla resilienza degli ecosistemi e degli agroecosistemi. La perdita di biodiversità può alterare gli ecosistemi al punto di comprometterne le funzionalità.

Alcune di queste, definite SERVIZI ECOSISTEMICI, si distinguono per espletare particolari funzioni che risultano determinanti per il benessere umano e per la vita sulla Terra. Il Millennium Ecosystem Assessment (2005), un progetto di ricerca volto all’identificazione delle funzioni degli ecosistemi e alla valutazione del loro stato, riconosce quattro famiglie di servizi ecosistemici:

- SERVIZI DI REGOLAZIONE, come il controllo biologico delle specie infestanti, l’impollinazione.

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- SERVIZI DI SUPPORTO ALLA VITA, ad esempio le funzioni che regolano la qualità e la fertilità del suolo, la produzione primaria e il ciclo dei nutrienti.

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- SERVIZI DI APPROVVIGIONAMENTO, legati alla fornitura di risorse, ad esempio ossigeno, acqua, cibo

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- SERVIZI CULTURALI, legati ad opportunità di sviluppo cognitivo, esperienze ricreative ed estetiche.

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MINACCIE

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Le principali minacce alla biodiversità, e quindi anche all’agrobiodiversità, sono riconducibili all’uomo e in particolare:

  • alla distruzione degli habitat
  • alla diffusione di specie aliene invasive
  • all’inquinamento dei suoli e delle acque
  • ai cambiamenti climatici
  • al sovrasfruttamento delle risorse naturali